IL VANGELO DELLE BEATITUDINI

Il Vangelo delle Beatitudini

22 febbraio ore 21.00 anteprima aperta al pubblico

23 febbraio ore 21.00 prima assoluta  (posti esauriti)

Teatro S. Giorgio (Udine) 

 

“Domani non è una parola

domani è la speranza

non abbiamo che lei.

Usiamola,

facciamola diventare occhi, mani, rabbia

e vinceremo la paura”

Leonardo Zanier

 

Uno spettacolo

di e con Aida Talliente

disegno luci – Luigi Biondi

assistente al suono – Alessandro Barbina

video animation  – Cosimo Miorelli

assistente al video e alle proiezioni – Roger Foschia

elementi scenici – Luigina Tusini

grafica per le proiezioni – Giulia Spangaro e Virginia Di Lazzaro

grafica – Massimo Staich

fotografia – Matteo De Stefano

consulenza e realizzazione sonora – Massimo Toniutti, Alberto Novello, Giorgio Pacorig

 

Il discorso della montagna riportato agli uomini, segna la traccia per entrare dentro un percorso di parole e storie che si interrogano sul tema della speranza, che la chiedono, che la cercano. Speranza legata agli affetti più cari, speranza davanti alla difficoltà del vivere, speranza dove non è possibile averne, speranza come augurio. Quattro momenti che mostrano volti e condizioni umane differenti per la loro storia ma legate da un discorso comune: le Beatitudini.

A raccontare, oltre alle parole, sono anche  grandi immagini proiettate e scomposte da prismi che attraverso giochi di luce disegnano non solo lo spazio scenico ma anche quello emotivo. Disegni e ombre che si compongono e si dissolvono a svelare lentamente paesaggi diversi. Melodie di giocattoli o piccoli oggetti che nascono direttamente nello spazio scenico, per costruire l’ambiente di ogni storia.

Primo quadro: gli umili e i puri di cuore. Dedicato alla mia famiglia.

Secondo quadro: quelli che piangono e quelli che hanno compassione. Dedicato a Mario Vatta

Terzo quadro: i non violenti. Dedicato a F. L. R. ergastolano in un carcere di massima sicurezza.

Quarto quadro: quelli che hanno fame e sete di giustizia e i perseguitati a causa della giustizia. Dedicato a quelli che hanno il coraggio di andare fino in fondo perché sentono che qualcosa esisterà, aldilà di me, aldilà di te, aldilà di quello che succederà.

 

Produzione – Aria Teatro Pergine  –  CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia

Con il patrocinio di Centro d’Accoglienza E. Balducci

 

BIGLIETTERIA TEATRO CONTATTO 37
Teatro Palamostre, piazzale Paolo Diacono 21, Udine
tel +39 0432 506925  biglietteria@cssudine.it
orario: da lunedì a sabato ore 17.30 – 19.30

 

EVENTO FACEBOOK

 

USCITE STAMPA

 

PINOCCHIO | CENERENTOLA

PINOCCHIO ore 19.00 | CENERENTOLA ore 22.00

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

info e biglietti www.cssudine.it

PINOCCHIO | CENERENTOLA

PINOCCHIO ore 19.00 | CENERENTOLA ore 22.00

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

info e biglietti www.cssudine.it

CENERENTOLA

CENERENTOLA

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

info e biglietti www.cssudine.it

CENERENTOLA

CENERENTOLA

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

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PINOCCHIO

PINOCCHIO

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

info e biglietti www.cssudine.it

PINOCCHIO

PINOCCHIO

di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

Fabrizio Arcuri

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Il 17 febbraio, al termine dello spettacolo, Fabrizio Arcuri e la compagnia incontrano il pubblico

PINOCCHIO

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di Joël Pommerat

regia Fabrizio Arcuri

in scena gli attori Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente.

spazio scenico Luigina Tusini

produzione CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia

 

Joël Pommerat è uno degli autori francesi più interessanti degli ultimi anni. Autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica. Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note, Cenerentola e Pinocchio, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

 

 

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima – anche per chi ormai ha un età adulta. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo li, trova un nuovo inizio.
E poi Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale. E ancora anche qui ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.
Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi.

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