MINIERE

04/05/2018 20:45 - 22:00
Teatro L. Candoni
Phone:tel: 0433 41659
Address: Via 25 Aprile, 33028 Tolmezzo UD

Teatro L. Candoni – Tolmezzo

di e con Aida Talliente

musiche  Mirko Cisilino

 

disegno luci e assistente alla regia Luigi Biondi

fotografie Danilo De Marco

scenografie Tommaso Pascutti

grafica Massimo Satich

 

“Ogni posto è una miniera. Basta lasciarsi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente dove si è: basta scavare”.

T. Terzani

 

MINIERE

Un rumore d’acqua che nasce dal buio portando con sè voci di uomini e donne che raccontano la loro storia. L’immagine di un volto in una vecchia foto proiettata in lontananza. Tre soglie di legno che diventano molti luoghi: tombe, case, nicchie, oppure porte da attraversare da un dentro a un fuori e che continuamente evocano situazioni temporali diverse tra presente e passato. Un giovane che suona una tromba e che agisce dentro quello spazio di ricordi che chiamiamo “miniera”, e ne diventa l’anima, il suono, l’aria che passa da cunicolo a cunicolo. Una donna che di volta in volta ricostruisce la storia con parole, oggetti ed azioni vestendo i panni di persone differenti. E poi la fine. La chiusura di un posto che era tutto: era il lavoro, la vita sociale di una comunità, le relazioni, il benessere, il pane. Ora rimane soltanto una “casa vuota”…

Un percorso affettivo tra le parole, i volti, i suoni e i ricordi di un intero paese che ha fatto di tutto per non morire. Una storia di lotta, che alla fine non ha avuto eroi ma solo uomini e donne che hanno tentato un volo.

Aida Talliente

 

Raibl – Cave del Predil

E’ la storia di una comunità di minatori in un piccolo paese sperduto tra le montagne, la cui vita dipende dall’esistenza di una grande cava di zinco e piombo. Nel 1991 la miniera viene chiusa come tanti altri giacimenti d’ Italia. Chiudere la miniera significa far morire il paese, perdere un lavoro sicuro, la propria casa, tutto. Inizia così uno sciopero che coinvolge l’intera comunità: i minatori occupano la miniera per 17 giorni a 500 metri sotto terra in condizioni durissime, le donne li sostengono, manifestando in paese e dando vita a presìdi in cui preparano da mangiare,  protestano, pregano, fanno riunioni, sempre in prima linea. Una storia di lotta dunque, che termina con una sconfitta. La miniera chiude. Dopo tanti anni, il paese si è svuotato, ma molti di loro ancora vivono lì, ancora orgogliosi di quel loro amato e odiato lavoro, che li lega profondamente a quella montagna, a quelle gallerie buie che hanno percorso per tutta una vita, e che ancora li fanno commuovere e vibrare.

 

biglietti presso la biglietteria del teatro: intero 10€, ridotto abbonati ERT 5€

 

Related upcoming events

  • 14/03/2025 21:00 - 14/03/2025 23:00
    dal 6 al 16 marzo
    Teatro San Ferdinando, Napoli

    06/03/2025 ore 21:00
    07/03/2025 ore 21:00
    08/03/2025 ore 19:00
    09/03/2025 ore 18:00
    11/03/2025 ore 21:00
    12/03/2025 ore 17:00
    13/03/2025 ore 19:00
    14/03/2025 ore 21:00
    15/03/2025 ore 19:00
    16/03/2025 ore 18:00

    info e prenotazioni: DE RERUM NATURA [There is no planet B] - Teatro di Napoli

     

    liberamente ispirato al De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro
    ideazione, adattamento e regia Davide Iodice
    drammaturgia Fabio Pisano

    con (in o.a) Aida Talliente (La Natura/Prima Donna di Lesbo/Mamma Orsa), Ilaria Scarano (Seconda donna di Lesbo/Emilia), Carolina Cametti(Terza donna di Lesbo/La donna sull’albero), MariaTeresa Battista (Venere), Greta Domenica Esposito (Ragazza), Sergio Del Prete (Ministro/Pacific Lumber), Wael Habib (Bracciante/altre figure), Giovanni Trono (Padrone/altre figure), Marco Palumbo (Striato, altre figure), Emilio Vacca (Protele, altre figure)

    e con la partecipazione straordinaria di ORCHESTRÌA Marco Fuccio, Giancarla Oliva, Chiara Alina Di Sarno, Giuseppina Oliva, Tommaso Renzuto Iodice, Simone Rijavec, Laura Errico, Alessandro La Rocca, Paola Gargiulo, Antonella Esposito, Massimo Renzetti, Guglielmo Gargarella, Dmitry Medici, Nicolas Sacrez, Lucrezia Pirani, Melina Russo, Giulio Sica, Francesco Cicatiello, Alina Shost, Giulia Caporrino, Daniele Rensi, Ilaria Giorgi, Giulia Albero, Giorgio Albero
    [progetto speciale di musica inclusiva dell’associazione FORGAT ODV all’interno della Scuola Elementare del Teatro – Conservatorio Popolare per le arti della scena, a cura di Francesco Paolo Manna, Antonio Fraioli, Eleonora Ricciardi]

    scene maschere e pupazzi Tiziano Fario
    costumi Daniela Salernitano
    luci Loic Francois Hamelin
    musiche originali Lino Cannavacciuolo
    assistente alla regia Carlotta Campobasso
    scenografo collaboratore Marco Di Napoli
    assistente costumista Ilaria Carannante

    produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

    questo spettacolo è dedicato alla memoria della Dott.ssa Annamaria Ciarallo, botanica.

    «Non volete ascoltare quello che chiede la natura e con il suo grido imperioso?»
    De rerum natura – traduzione Milo De Angelis
    «There is no planet B, and there is no planet Bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla!»
    Greta Thunberg – discorso all’Onu
    Quello del De rerum è un tema coltivato già dai tempi dell’Accademia, tra i materiali che il mio maestro Andrea Camilleri mi suggeriva ad ispirazione. E in effetti prima che il teatro decidesse al posto mio, avevo immaginato un futuro o, meglio, una fuga dalla mia realtà di marginalità periferica, come etologo, o naturalista, in qualche landa estrema.
    Ritorna ora come oggettivazione di un sentimento del presente che si è caricato in questi anni pandemici di un terrore di vuoto, di un senso di apocalisse e di rivincita di quella Natura a cui ormai non apparteniamo più e che ci rigetta per mezzo di un pipistrello o (anche mentre scrivo) di fiumi di fango.
    I temi del De rerum precipitano fragorosamente in questo tempo e la voce di Lucrezio mi pare sovrapporsi ora a quella di una ragazzina svedese, diagnosticata come Asperger, e inverarsi nella sua sensibilità dolorosa. La vicenda di Greta, la sua emblematicità, non poteva non intersecare la mia storia personale e la mia progettualità pedagogica che da anni privilegia la disabilità intellettiva indagandone le possibilità. L’immagine portante consegnata a Fabio Pisano per il suo ordito di parole è stata dunque quella del celebre discorso pronunciato all’Onu da Greta Thunberg sull’emergenza climatica. A Greta hanno fatto seguito altre figure nelle cui vicende ho sentito riverberare i temi e le invettive del poeta latino: la giovane attivista italiana che con la sua sincera naïvté e il suo sincero terrore del futuro manda in lacrime i discorsi di un ministro dello Stato; Julia “butterfly” Hill e la sua resistenza anticapitalistica al cinismo distruttivo delle majors, sospesa tra i rami di una sequoia; le anziane e accudenti donne dell’isola di Lesbo e la loro pietas per dei figli di altre madri, di altri paesi; i minatori d’oro africani e i braccianti delle nostre terre infette che “sudano sangue” sfruttati dagli speculatori e muoiono insieme a quelle terre. Sin da subito in questo materiale così eterogeneo, ha fatto capolino un daemon, uno spirito guida, il correlativo simbolico di questo sentimento di perdita, credo, di natura ferita e in dissolvimento, ha fatto capolino un orso polare, uno di quegli orsi polari che alla fine di questo secolo secondo le stime non esisteranno più.
    Questo lavoro è dedicato alla memoria di una studiosa, un’importante botanica, una persona a me molto cara, strettamente legata a questo luogo, che mi ha insegnato ad amare e per cui ho immaginato sin da subito il progetto.
    Ma anche, idealmente, con molte scuse e molta ammirazione, alle ragazze e ai ragazzi che animano i tanti movimenti di impegno ecologico, sociale, civico, nei territori più diversi.
    Al loro grido appassionato e “imperioso”, contro le incoerenze e le ingiustizie, alle loro battaglie per il proprio futuro, con la certezza, non poco vacillante in questi tempi di guerra, che «I movimenti della distruzione non possono prevalere per sempre, non possono seppellire in eterno la vita»

  • 15/03/2025 19:00 - 15/03/2025 21:00
    dal 6 al 16 marzo
    Teatro San Ferdinando, Napoli

    06/03/2025 ore 21:00
    07/03/2025 ore 21:00
    08/03/2025 ore 19:00
    09/03/2025 ore 18:00
    11/03/2025 ore 21:00
    12/03/2025 ore 17:00
    13/03/2025 ore 19:00
    14/03/2025 ore 21:00
    15/03/2025 ore 19:00
    16/03/2025 ore 18:00

    info e prenotazioni: DE RERUM NATURA [There is no planet B] - Teatro di Napoli

     

    liberamente ispirato al De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro
    ideazione, adattamento e regia Davide Iodice
    drammaturgia Fabio Pisano

    con (in o.a) Aida Talliente (La Natura/Prima Donna di Lesbo/Mamma Orsa), Ilaria Scarano (Seconda donna di Lesbo/Emilia), Carolina Cametti(Terza donna di Lesbo/La donna sull’albero), MariaTeresa Battista (Venere), Greta Domenica Esposito (Ragazza), Sergio Del Prete (Ministro/Pacific Lumber), Wael Habib (Bracciante/altre figure), Giovanni Trono (Padrone/altre figure), Marco Palumbo (Striato, altre figure), Emilio Vacca (Protele, altre figure)

    e con la partecipazione straordinaria di ORCHESTRÌA Marco Fuccio, Giancarla Oliva, Chiara Alina Di Sarno, Giuseppina Oliva, Tommaso Renzuto Iodice, Simone Rijavec, Laura Errico, Alessandro La Rocca, Paola Gargiulo, Antonella Esposito, Massimo Renzetti, Guglielmo Gargarella, Dmitry Medici, Nicolas Sacrez, Lucrezia Pirani, Melina Russo, Giulio Sica, Francesco Cicatiello, Alina Shost, Giulia Caporrino, Daniele Rensi, Ilaria Giorgi, Giulia Albero, Giorgio Albero
    [progetto speciale di musica inclusiva dell’associazione FORGAT ODV all’interno della Scuola Elementare del Teatro – Conservatorio Popolare per le arti della scena, a cura di Francesco Paolo Manna, Antonio Fraioli, Eleonora Ricciardi]

    scene maschere e pupazzi Tiziano Fario
    costumi Daniela Salernitano
    luci Loic Francois Hamelin
    musiche originali Lino Cannavacciuolo
    assistente alla regia Carlotta Campobasso
    scenografo collaboratore Marco Di Napoli
    assistente costumista Ilaria Carannante

    produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

    questo spettacolo è dedicato alla memoria della Dott.ssa Annamaria Ciarallo, botanica.

    «Non volete ascoltare quello che chiede la natura e con il suo grido imperioso?»
    De rerum natura – traduzione Milo De Angelis
    «There is no planet B, and there is no planet Bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla!»
    Greta Thunberg – discorso all’Onu
    Quello del De rerum è un tema coltivato già dai tempi dell’Accademia, tra i materiali che il mio maestro Andrea Camilleri mi suggeriva ad ispirazione. E in effetti prima che il teatro decidesse al posto mio, avevo immaginato un futuro o, meglio, una fuga dalla mia realtà di marginalità periferica, come etologo, o naturalista, in qualche landa estrema.
    Ritorna ora come oggettivazione di un sentimento del presente che si è caricato in questi anni pandemici di un terrore di vuoto, di un senso di apocalisse e di rivincita di quella Natura a cui ormai non apparteniamo più e che ci rigetta per mezzo di un pipistrello o (anche mentre scrivo) di fiumi di fango.
    I temi del De rerum precipitano fragorosamente in questo tempo e la voce di Lucrezio mi pare sovrapporsi ora a quella di una ragazzina svedese, diagnosticata come Asperger, e inverarsi nella sua sensibilità dolorosa. La vicenda di Greta, la sua emblematicità, non poteva non intersecare la mia storia personale e la mia progettualità pedagogica che da anni privilegia la disabilità intellettiva indagandone le possibilità. L’immagine portante consegnata a Fabio Pisano per il suo ordito di parole è stata dunque quella del celebre discorso pronunciato all’Onu da Greta Thunberg sull’emergenza climatica. A Greta hanno fatto seguito altre figure nelle cui vicende ho sentito riverberare i temi e le invettive del poeta latino: la giovane attivista italiana che con la sua sincera naïvté e il suo sincero terrore del futuro manda in lacrime i discorsi di un ministro dello Stato; Julia “butterfly” Hill e la sua resistenza anticapitalistica al cinismo distruttivo delle majors, sospesa tra i rami di una sequoia; le anziane e accudenti donne dell’isola di Lesbo e la loro pietas per dei figli di altre madri, di altri paesi; i minatori d’oro africani e i braccianti delle nostre terre infette che “sudano sangue” sfruttati dagli speculatori e muoiono insieme a quelle terre. Sin da subito in questo materiale così eterogeneo, ha fatto capolino un daemon, uno spirito guida, il correlativo simbolico di questo sentimento di perdita, credo, di natura ferita e in dissolvimento, ha fatto capolino un orso polare, uno di quegli orsi polari che alla fine di questo secolo secondo le stime non esisteranno più.
    Questo lavoro è dedicato alla memoria di una studiosa, un’importante botanica, una persona a me molto cara, strettamente legata a questo luogo, che mi ha insegnato ad amare e per cui ho immaginato sin da subito il progetto.
    Ma anche, idealmente, con molte scuse e molta ammirazione, alle ragazze e ai ragazzi che animano i tanti movimenti di impegno ecologico, sociale, civico, nei territori più diversi.
    Al loro grido appassionato e “imperioso”, contro le incoerenze e le ingiustizie, alle loro battaglie per il proprio futuro, con la certezza, non poco vacillante in questi tempi di guerra, che «I movimenti della distruzione non possono prevalere per sempre, non possono seppellire in eterno la vita»

  • 16/03/2025 18:00 - 16/03/2025 20:00
    dal 6 al 16 marzo
    Teatro San Ferdinando, Napoli

    06/03/2025 ore 21:00
    07/03/2025 ore 21:00
    08/03/2025 ore 19:00
    09/03/2025 ore 18:00
    11/03/2025 ore 21:00
    12/03/2025 ore 17:00
    13/03/2025 ore 19:00
    14/03/2025 ore 21:00
    15/03/2025 ore 19:00
    16/03/2025 ore 18:00

    info e prenotazioni: DE RERUM NATURA [There is no planet B] - Teatro di Napoli

     

    liberamente ispirato al De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro
    ideazione, adattamento e regia Davide Iodice
    drammaturgia Fabio Pisano

    con (in o.a) Aida Talliente (La Natura/Prima Donna di Lesbo/Mamma Orsa), Ilaria Scarano (Seconda donna di Lesbo/Emilia), Carolina Cametti(Terza donna di Lesbo/La donna sull’albero), MariaTeresa Battista (Venere), Greta Domenica Esposito (Ragazza), Sergio Del Prete (Ministro/Pacific Lumber), Wael Habib (Bracciante/altre figure), Giovanni Trono (Padrone/altre figure), Marco Palumbo (Striato, altre figure), Emilio Vacca (Protele, altre figure)

    e con la partecipazione straordinaria di ORCHESTRÌA Marco Fuccio, Giancarla Oliva, Chiara Alina Di Sarno, Giuseppina Oliva, Tommaso Renzuto Iodice, Simone Rijavec, Laura Errico, Alessandro La Rocca, Paola Gargiulo, Antonella Esposito, Massimo Renzetti, Guglielmo Gargarella, Dmitry Medici, Nicolas Sacrez, Lucrezia Pirani, Melina Russo, Giulio Sica, Francesco Cicatiello, Alina Shost, Giulia Caporrino, Daniele Rensi, Ilaria Giorgi, Giulia Albero, Giorgio Albero
    [progetto speciale di musica inclusiva dell’associazione FORGAT ODV all’interno della Scuola Elementare del Teatro – Conservatorio Popolare per le arti della scena, a cura di Francesco Paolo Manna, Antonio Fraioli, Eleonora Ricciardi]

    scene maschere e pupazzi Tiziano Fario
    costumi Daniela Salernitano
    luci Loic Francois Hamelin
    musiche originali Lino Cannavacciuolo
    assistente alla regia Carlotta Campobasso
    scenografo collaboratore Marco Di Napoli
    assistente costumista Ilaria Carannante

    produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

    questo spettacolo è dedicato alla memoria della Dott.ssa Annamaria Ciarallo, botanica.

    «Non volete ascoltare quello che chiede la natura e con il suo grido imperioso?»
    De rerum natura – traduzione Milo De Angelis
    «There is no planet B, and there is no planet Bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla!»
    Greta Thunberg – discorso all’Onu
    Quello del De rerum è un tema coltivato già dai tempi dell’Accademia, tra i materiali che il mio maestro Andrea Camilleri mi suggeriva ad ispirazione. E in effetti prima che il teatro decidesse al posto mio, avevo immaginato un futuro o, meglio, una fuga dalla mia realtà di marginalità periferica, come etologo, o naturalista, in qualche landa estrema.
    Ritorna ora come oggettivazione di un sentimento del presente che si è caricato in questi anni pandemici di un terrore di vuoto, di un senso di apocalisse e di rivincita di quella Natura a cui ormai non apparteniamo più e che ci rigetta per mezzo di un pipistrello o (anche mentre scrivo) di fiumi di fango.
    I temi del De rerum precipitano fragorosamente in questo tempo e la voce di Lucrezio mi pare sovrapporsi ora a quella di una ragazzina svedese, diagnosticata come Asperger, e inverarsi nella sua sensibilità dolorosa. La vicenda di Greta, la sua emblematicità, non poteva non intersecare la mia storia personale e la mia progettualità pedagogica che da anni privilegia la disabilità intellettiva indagandone le possibilità. L’immagine portante consegnata a Fabio Pisano per il suo ordito di parole è stata dunque quella del celebre discorso pronunciato all’Onu da Greta Thunberg sull’emergenza climatica. A Greta hanno fatto seguito altre figure nelle cui vicende ho sentito riverberare i temi e le invettive del poeta latino: la giovane attivista italiana che con la sua sincera naïvté e il suo sincero terrore del futuro manda in lacrime i discorsi di un ministro dello Stato; Julia “butterfly” Hill e la sua resistenza anticapitalistica al cinismo distruttivo delle majors, sospesa tra i rami di una sequoia; le anziane e accudenti donne dell’isola di Lesbo e la loro pietas per dei figli di altre madri, di altri paesi; i minatori d’oro africani e i braccianti delle nostre terre infette che “sudano sangue” sfruttati dagli speculatori e muoiono insieme a quelle terre. Sin da subito in questo materiale così eterogeneo, ha fatto capolino un daemon, uno spirito guida, il correlativo simbolico di questo sentimento di perdita, credo, di natura ferita e in dissolvimento, ha fatto capolino un orso polare, uno di quegli orsi polari che alla fine di questo secolo secondo le stime non esisteranno più.
    Questo lavoro è dedicato alla memoria di una studiosa, un’importante botanica, una persona a me molto cara, strettamente legata a questo luogo, che mi ha insegnato ad amare e per cui ho immaginato sin da subito il progetto.
    Ma anche, idealmente, con molte scuse e molta ammirazione, alle ragazze e ai ragazzi che animano i tanti movimenti di impegno ecologico, sociale, civico, nei territori più diversi.
    Al loro grido appassionato e “imperioso”, contro le incoerenze e le ingiustizie, alle loro battaglie per il proprio futuro, con la certezza, non poco vacillante in questi tempi di guerra, che «I movimenti della distruzione non possono prevalere per sempre, non possono seppellire in eterno la vita»