L’Arte difende la libertà.
L’Arte sceglie, esplora, costruisce partendo da un movimento personale intimo e profondo.
L’Arte non chiude le ferite, le apre.
L’Arte crea relazioni e sceglie i luoghi.
L ‘Arte tende i fili.
I pittori, i poeti, i suonatori, i saltimbanchi…sono loro che mille volte hanno fatto e ancora faranno di tutto per impedire l’arresto del cuore del mondo.
“Non avrò paura della morte, non me ne preoccuperò. Ciò che conta è la traccia che la mia vita o la mia morte avrà lasciato nella vita degli altri”.
Siamo strumenti della memoria, ognuno con la propria vita. Ognuno con qualcosa da raccontare, da donare, da lasciare agli altri. Ed è importante, vitale, raccogliere la memoria, ogni volta che possiamo, così preziosa perché restituisce il senso dell’oggi nella vita che conduciamo.
Finora è stato un lungo viaggio. Ho camminato, cercato, bussato alle porte, parlato, chiesto, ascoltato imparando a stare. Un viaggio non è fatto solo di posti nuovi, avventure, sorprese, pace e certezze, un viaggio è anche abitare per lungo tempo in zone buie del cuore, a volte dolorose, dove ci si pone continue domande che non sempre trovano risposta. A tratti un po’ di luce e di respiro arrivano, a tratti no. Eppure so che il più delle volte sono le persone a schiuderti un po’ gli occhi ed il cuore, con la loro storia, il loro sentire, il loro aver vissuto. Tutto questo fa parte di un viaggio. Da anni raccolgo storie. Storie che spesso sono dimenticate, abbandonate o perdute in luoghi lontani. Raccogliere significa darsi il tempo di attraversare luoghi e persone. E i luoghi sono tanti e diversi e così le persone. Un buon lavoro nasce quando si sente una qualche appartenenza con la storia incontrata. C’è bisogno di pazienza e costanza. C’è bisogno di rincorrere in modo folle, a volte ossessivo, qualcosa che nessun’altro vede, solo tu. Ci deve essere la consapevolezza di ciò che significa lavorare al “margine”. Quando questa zona non viene subita ma riconosciuta per la sua bellezza, la sua diversità e le sue possibili alternative, quando viene scelta, allora la ricchezza che acquista è molto più grande delle difficoltà che s’incontrano. Lavorare in modo indipendente il più delle volte è duro, scoraggiante, rude. E’ un lavoro infinito, faticoso, terribile, a volte insopportabile ma straordinariamente commovente e vivo. Nel teatro c’è bisogno di materia viva. C’è bisogno che si compia l’attraversamento di un’esperienza fisica, psichica ed emotiva. C’è bisogno di tramiti, di cura, di rigore, di attenzione. Ma soprattutto c’è bisogno di un incontro e della relazione tra esseri umani e il loro vissuto.
Tutto nasce dal 2001, dopo il diploma all’Accademia di Roma. Quindici anni di viaggi lavorando in situazioni complesse e particolari: in Brasile con gli indios Guaranì Kaiowà e i Sem Terra del Mato Grosso del Sud, i Saterè Mawè in Amazzonia, in Nicaragua, Chile, Messico, in Africa con le ex ragazze soldato della Costa d’Avorio, in Malawy, e a Bali.
Nel corso degli anni è cambiato il modo di guardare e di ascoltare.
L’inizio di ogni ricerca è solitario. Io e L’Altro. Nel momento dell’incontro, quando si è soli con l’altro, parlando e ascoltando, lentamente scompaiono i filtri, le barriere, si è fiduciosamente disarmati. Ma questo richiede tempo e una profonda necessità.
Il primo spettacolo Aisha è la storia vera di una ex ragazza soldato conosciuta in costa D’Avorio. Il secondo lavoro è dedicato ad un’altra donna straordinaria incontrata nella mia città a Udine: Rosa Cantoni, staffetta partigiana deportata a Ravensbuk che ci ha lasciato nel 2009. L’ultimo incontro è stato invece con la comunità di Cave del Predil da cui è nato Miniere.
Continuo a cercare insieme ad alcuni compagni di viaggio che condividono con me i vari progetti e mi porto addosso tutti i volti osservati con attenzione, tutte le parole raccolte e tutta la strada fatta fino ad ora nel modo più intimo e personale. Continuo a credere e a pensare che la bellezza di questo lavoro, sia la sua durezza, la sua imprevedibile metamorfosi, la sua incredibile forza nel mettere insieme le persone in un modo unico. In Malawy dicono” Quona maso ancono n’cudeca” significa che ci vuole pazienza per riuscire a guardare negli occhi della lumaca. Significa che con pazienza andando avanti qualcosa accade e non è detto che non diventi qualcosa di straordinario.
(Udine 1978) si diploma all’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “S. D’Amico” di Roma.
Lavora da anni con diversi registi e attori italiani e stranieri: Alfonso Santagata, Davide Iodice, Pier Paolo Sepe, Peter Stein, Maurizio Scaparro, Fabrizio Arcuri, Abel Carrizo Munoz, Lisa Ferlazzo Natoli, Compagnia Biancofango, Giuliana Musso, Daniele Ciprì e Franco Maresco, Marco Maria Puccioni e Tolsen Nater.
Primo premio nel 2007 al concorso nazionale di teatro La parola e il gesto a Imola.
Premio Moret d’Aur per lo spettacolo nel 2012 Udine.
Premio Donne e teatro nel 2013 Cividale del Friuli.
Ricercatrice di storie, autrice e interprete degli spettacoli:
Aisha (un frammento d’Africa) – Primo premio al concorso Premio dodici donne ATCL Lazio – Secondo premio al concorso Premio di Poesia, Prosa e Arti figurative Angelo Musco, Messina
Sospiro d’Anima (la storia di Rosa) – Premio Fringe Festival 2011 Napoli – Primo premio A. Landieri 2011 Napoli – Premio speciale Museo Cervi 2011 Reggio Emilia – Primo premio al concorso per teatro e musica Ermo colle 2010 Parma – Primo premio al concorso di drammaturgia Premio di drammaturgia L. Liegro Roma.
Miniere – Premio Fringe festival 2012 Napoli
Collabora con diverse realtà teatrali italiane e internazionali (Università di S. Paolo in Brasile , Accademia teatrale di Città del Messico, Università teatrale di Ankara- Turchia, Scuola di danza tradizionale balinese del maestro Dewa Ngurah a Bali). Lavora in alcuni film TV per la R.A.I. Italiana e tedesca. Lavora come lettrice per la casa editrice Borelli di Modena, sezione audiolibri e per diverse trasmissioni radiofoniche locali e nazionali.
photo: Danilo De Marco, Marco Ghidelli, Emanuele De Marco, Claudio Cescutti, Luca D’Agostino
video: Teresa Terranova, Artigiani Digitali